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Villeggiatura o vacanza da catalogo?

Luglio e Agosto 2008 - E' arrivata l'estate. Il caldo afoso anticipato ci fa presagire che anche le stagioni non ne possono più dei nostri scempi ecologici ai danni di madre natura. Nell'epoca della globalizzazione, dove vige il culto della "vacanza breve di alta qualità", si fa a gara a chi va immergersi nei mari più lontani. Adesso con Internet è ancora più semplice. Pochi clic, acquistiamo un pacchetto turistico su misura e siamo tutti felici e contenti. Atmosfera vacanziera o stress da vacanza?
Eppure c'è un termine, gettato nel dimenticatoio, che caratterizzava le nostre estati di tanti anni fa: la villeggiatura, ovvero "la permanenza a scopo di riposo e svago in località adatta". Sfogliando il dizionario della lingua italiana, il significato di questa parola è molto chiaro. C'era una ritualità nelle partenze e negli arrivi che andava dall'affitto della casa a quello dell'equipaggiamento per l'auto con accortezza e meticolosità. Dove sono finite quelle piccole spiagge di provincia, affollate e rumorose, i nostri castelli di sabbia, le lunghe corse in riva al mare, gli sguardi sdolcinati pomeridiani degli innamorati, quelle brevi escursioni in canotto, le schizzate d'acqua salata, quei tuffi ridicoli a pochi metri da riva, i ghiaccioli sciolti al sole o i canti notturni delle cicale che accompagnavano i nostri sogni beati? Dove sono finite le voci campanulate delle nostre mamme e delle nostre nonne che ci invitavano a rincasare perché il pranzo era pronto? Tavole imbandite, profumi indimenticabili e una folla di amici e parenti. Niente albergo, niente pensione o mezza pensione, ma soltanto villeggiatura. E se fosse soltanto un capriccio nostalgico? Tuttavia, con la consapevolezza che la nostalgia di un trentacinquenne è più patetica di quella di un sessantenne, una riflessione trova sempre la sua buona giustificazione nel passato o nel presente. Buona villeggiatura, anzi pardon, buone vacanze con la speranza che le vostre non siano "da catalogo".

Ma quale privacy?

GIUGNO 2008 - Siamo asfissiati dalla salvaguardia della privacy: nella quotidianità ci ricordano che dobbiamo rispettare le norme.E il cittadino chi lo tutela? Eppure continuiamo ad essere spiati da telecamere in strada, mentre sul web succede il finimondo. L'Agenzia delle Entrate si è permessa di spiattellare in rete i redditi degli italiani, mentre gli sciaccalli di Internet ne hanno subito approfittato. Il quotidiano Il Messaggero ci informa che alcuni giorni fa "un dipendente di un comune della Toscana è stato iscritto nella lista degli indagati per aver venduto on line al prezzo di 20 euro una copia della dichiarazione dei redditi del 2005". E gli italiani? Una parte ha già dimenticato, un'altra si è affidata alle associazioni dei consumatori per chiedere i danni. E i Vip? Qualcuno ha fatto la faccia storta per la delusione innescata. Pensate al popolo dei "grilli parlanti",dopo aver scoperto che Beppe Grillo guadagna più di quattro milioni di euro all'anno. Niente paura: i fedelissimi hanno trovato l'escamotage per difendere il profeta dei blog!

Munnezza e pregiudizio

Maggio 2008 - I pregiudizi ci danno alla testa qualche volta. Sono appena tornato da Zagabria e mi sono trovato di fronte una città meravigliosa (il racconto mediatico è rimasto fermo alle ultime bombe del '95): pulita e piena di verde, con certe aiuole fiorite da far morire di invidia le nostre città. Poi arrivo a Venezia, raccontata dai media come perla del nostro Stivale, e scovo sporcizia ovunque, per non parlare di sacchetti di immondizia sparsi qui e lì. Scusate, ma questa non è "munnezza" o quella di Napoli era qualcosa di diverso? E' vero che il capoluogo partenopeo è stato sepolto da montagne di spazzatura (mea culpa, mea culpa, mia grandissima culpa?), ma la tv è stata capace di ingigantire il dramma, distruggendo l'immagine di una città. Persino la munnezza è più fetente quando finisce tra le grinfie dei pregiudizi!

E tu che Puffo sei?

APRILE 2008 - I Puffi compiono 50 anni, ma continuano a contagiare persino le nuove generazioni, di qualsiasi età e di tutti i paesi del mondo. Chi di noi non ha immaginato, almeno per un giorno, di fare il turista nel loro villaggio e sentirsi un omino blu? Persino Sergio Rubini, nel suo ultimo film in sala “Colpo d’occhio”, sostiene di essersi ispirato ai “puffi e al Grande Puffo”.

Io? Sono stato da sempre identificato come “puffo quattrocchi” per essere occhialuto dalla tenera età di quattro anni. Tuttavia, oggi mi vedo più “brontolone” di quanto non lo sia stato in passato. Nel villaggio dei Puffi ne succedevano di tutti i colori e c’erano una marea di significati in controluce. E tu che puffo sei? Puffa un commento sul nostro puffblog…

8 Marzo, il Giorno della Mimosa

Marzo 2008 - L'8 marzo 1982 mi fu assegnato un tema libero, da sviluppare avendo come interlocutori un cane e un bambino. Mi balenò un'idea: il bambino avrebbe raccontato al cane il significato storico della Festa della Donna. Fu un successo strepitoso. Frequentavo la III elementare e la maestra mi premiò, facendomi girare col tema per tutto il II° Circolo Didattico di via Dei Mille di Acerra (Na). A distanza di anni mi rendo conto di aver colto con spontaneità il vero significato del Giorno della Mimosa.

E' straziante ogni 8 marzo vedere una ciurma di donne che si danna per ricevere un mazzolino di mimose, magari per sfilare in passarella e dimenticare il significato di quel giorno. Mi deprime vedere eserciti di donne che vanno a festeggiare nei locali e liquidano tutto come spettatrici di uno squallido strip maschile. Sarà pure vero che il mio sguardo maschile mi rende miope, ma se fossi una donna consegnerei l'8 marzo alla riflessione. Donne o uomini, se ci siete battete un colpo. Cosa resta veramente del Giorno della Mimosa?

Scusa, ma ti chiamo amore!

Febbraio 2008 - Premetto che le pagine di Federico Moccia non mi appartengono! Eppure il film "Scusa ma ti chiamo amore" diretto dallo stesso Moccia ha solleticato uno sciame di pensieri: lui (Raul Bova) ha 37 anni e lei (Michela Quattrociocche) ha venti anni di meno. Storie da commedia a lieto fine o flirt sentimentali da vita reale? Ho ripensato alla differenza di età che può dividere una coppia. Dieci, venti o trenta anni di differenza possono davvero impedire lo sbocciare di un sentimento vero? In alcune fasce di età è davvero complicato incontrarsi, trovare dei compromessi, o magari avere il coraggio di mollare tutto e fuggire via con l'altra metà. La regola vuole l'uomo maturo e la donna peperina e giovincella. E se fosse il contrario? Lui giovane e lei di età matura?

Capovolgendo la situazione, chissà se ci sono le stesse complicazioni. Cupido mi direbbe: "Ma chi se ne frega, l'amore non ha età". Nel mese di San Valentino - vi prego evitate gesti obbligati da rito di marketing - aiutatemi a rispondere a questi interrogativi. Anche se non vi siete trovati in nessuna di queste situazioni, potete sempre tirar fuori un pensiero, da cucire a quelli miei!

Sono felice di pubblicare questa foto, dopo aver letto con curiosità tutti i vostri commenti. Sono Nuvola (Elisabetta) e Cico (Francesco) con dieci anni di matrimonio felice alle spalle. Non hanno badato alla differenza di età che li separa: 13 anni! Sono orgoglioso di condividere con loro questo successo e felicità! Alla faccia di chi credeva che la loro storia sarebbe durata pochi mesi. Per alcuni l'amore vince sempre, anche quando Eva sorpassa Adamo con l'età...

Mo' lo dico, mo' lo faccio

Gennaio 2008 - Mo’ lo dico, mo’ lo faccio: ogni volta che arriva l’anno nuovo, voglio attraversare quel “mare” che c’è di mezzo tra “il dire” e “il fare”. Voglio sentirmi leggero in questo 2008 e mandare a fanculo pure chi tratto con cauta diplomazia. Mo’ lo dico, mo’ lo faccio: voglio rinascere in un fumetto ed essere Corto Maltese, per andarmene a zonzo, ancora di più del 2007. Mo’ lo dico, mo’ lo faccio: voglio rinascere nelle pagine del Piccolo Principe ed avere lo stesso privilegio di Mattia Pascal, una seconda vita da fuggiasco. Mo’ lodico, mo’ lo faccio: voglio rinascere nel film 2001 Odissea nello spazio e sfottere le stelle dell’Universo, sostando in ogni pianeta e ritrovando i pezzi dimenticati della mia vita. Mo’ lo dico, mo’ lo faccio: voglio rinascere nello spartito di Give Peace a Chance per attraversare il Medio Oriente, da superstite con megafono, gridando senza timore che questa cazzo di pace dipende da me e te. Mo’ lo dico, mo’ lo faccio:voglio rinascere dalle braccia di Monna Lisa e farmi coccolare da quel sorriso sospeso tra passato e futuro.

Se poi non lo faccio? Ad orientarmi però c’è il vocio del bimbo di Beppe & Cinzia, l’accoglienza vispa del figlio di Manuela, o lo sguardo di Lorena, a cui molti anni fa ho regalato una rosa con un biglietto: “la vita è come uno spettacolo, e tu sarai sempre protagonista”. Quella ex studentessa di un liceo scientifico napoletano lo ha conservato sempre con sé. Mo’ lo dico, mo’ lo faccio: ritrovare le persone “dimenticate” è il migliore augurio da fare, perché in fondo tali persone viaggiano sempre con noi, nonostante la distrazione ci privi della loro tenera amicizia. Mo’ lo dico, mo’ lo faccio: Felice Anno Nuovo, "mangiando chili di marmellata, quella che mi nascondevi tu"!

Regalo di Natale

Dicembre 2007 - E' in arrivo il Natale. Se non ce ne siamo accorti, sono le vetrine dei negozi a ricordarcelo! Sin da novembre ci impongono di respirare aria natalizia con largo anticipo. L'agenda di questi giorni è già segnata da "una condanna": trascorrere il nostro tempo libero nelle corsie dei centri commerciali, ad accaparrarci con avidità più "roba" possibile per addobbare le nostre case e bandire le nostre tavole. Confusione e rumori, nient'altro. I miei Natali più belli li ho trascorsi a Napoli. Me la ricordo ancora nonna Lucia che friggeva i crocchè e nonno Pasquale che veniva a spalancarmi la porta di casa come a volermi dire: "Anche quest'anno ci sarà una letterina di auguri per noi?". E chi le ha viste più quelle feste luminose con tutta la famiglia raggomitolata attorno all'albero e al presepe?

Sì, torno ancora a festeggiare il Natale a Napoli, ma non è più la stessa cosa. Tutto galleggia nella memoria e, pur ficcando il naso fuori, mi sembra che in giro non ci sia più la vitalità di un tempo. Tutto si è trasformato in banalità, persino i regali che ci scambiamo. Quale regalo vorrei per questo Natale 2007? Incontrare Clarence, l'angelo custode che ha salvato la vita a George Bailey, il protagonista di un film in bianco e nero di Frank Capra. Se venisse a liberarmi da questo caos, dovrebbe fare a spintoni tra carrelli, pacchi e contropacchi. Per fortuna, "il presente" riserva sempre regali a sorpresa sotto l'Albero. Il mio Natale l'ho vissuto a Belfast, in Irlanda del Nord, il 19 novembre scorso. Sono rimasto senza parole di fronte ai murales nel quartiere divenuto campo di guerra e terrorismo tra cattolici e protestanti. Nello sguardo di uomini, donne e bambini, ho visto germogliare dal dolore e dalla sofferenza un bagliore di voglia di ritrovarsi. E il tuo Natale come vorresti che fosse?